Anime scalze – Il concetto della realtà

Il lettore politicamente scorretto
Il punto di vista di Lullaby

La vita è come una matassa, un gomitolo di anime intricate fra loro: più una tira per allontanarsi, più un’altra si avvicina.

Ercole è un ragazzo di 15 anni, con un nome forte e sicuro, una vita forse un po’ meno. Un padre poco presente, una mamma scomparsa, i primi amori… forse a causa di tutto ciò Ercole è costretto a crescere da solo, affrontare i propri mostri nascosti nelle crepe dei muri e diventare grande.

Perché a volte gli adulti sono confusi, non sanno sempre decidere cos’è meglio per loro è per gli altri, e passano questa confusione ai figli. È a questo punto che interviene Ercole, dando qualche colpo alla sua palla da biliardo per vedere dove questa lo conduce.

Fabio Geda, in Anime scalze, ha una scrittura coinvolgente e usa le parole solo quando ha davvero qualcosa da dire, proprio come Ercole. Scrive in un modo nudo e crudo, ma ogni tanto ci sono delle frasi più dolci, delle perle di miele, che ti obbligano a fermare un attimo gli occhi prima di riprendere vorace la lettura.

Questo libro ti racconta semplicemente le cose così come sono, senza giri di parole di cui non c’è bisogno. Non è un mondo perfetto, ma è un mondo reale: le persone non sono bianche vesti immacolate; sono abiti cuciti, rattoppati, strappati e ricamati.

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Il punto di vista di Book Raider

Anime Scalze, di Fabio Geda, mi pare un libro quasi inappropriato da quanto è fedele alla realtà, anche se allo stesso tempo sembri la voglia mutilare.

I personaggi appaiono vivi eppure vengono collocati in un insieme di vicende che tolgono loro la fedeltà al reale. E’ difficile creare empatia con essi. Ogni cosa, che il giovane protagonista Ercole prova a fare, finisce sempre per rivelarsi la decisione sbagliata e questo, come un tornado, rovina le vite delle persone che gli sono attorno.

Oltre al personaggio, non ho apprezzato molto la scelta della storia. Nella prima parte il libro è molto lento e solo verso la fine comincia un avvicendarsi di eventi che sconvolgono completamente la narrazione, senza dare una reale spiegazione ai fatti accaduti. Inoltre gli eventi, agli occhi di un adolescente, sembrano troppo assurdi e forse per questo è difficile immedesimarsi nel personaggio.

Per quanto nell’insieme la storia non mi abbia rapita, lasciandomi imprigionata nelle lettere della pagina; la scrittura è ottima e molto scorrevole e forse grazie a questo sono riuscita a terminare il libro, rimanendo però sempre molto distaccata.

(A cura di _Valeredazione)

parziale tondo

Te la sei cercata – La decisione finale

Il lettore politicamente scorretto
QUESTO ARTICOLO CONTIENE SPOILER
 
Il punto di vista di JulieJane

Te la sei cercata, romanzo della scrittrice Louise O’Neill, colpisce inizialmente per la sua scrittura distaccata e senza filtri, con la quale cerca di descrivere al meglio il mondo interiore di una ragazza di 18 anni. Violentata e in seguito disprezzata e ripudiata, non solo dalla società, ma anche dalla sua famiglia; lasciata sola in balia dei suoi demoni che la spingeranno a tentare il suicidio più di una volta.

La scrittrice sembrerebbe rimanere indifferente nel cercare di non scandalizzare il lettore, anzi forse è proprio questo il suo obiettivo: mettere chi legge a contatto con la realtà, molto spesso sessista, dove raramente il lieto fine è assicurato e quasi sempre la colpa è attribuita alla donna.

Ciò che è stato maggiormente criticato di questo libro è il finale, nel quale la protagonista prenderà una decisione che la farà vedere sotto un altro aspetto e per questo sarà molto contestata. Questa storia rende possibile vivere attraverso gli occhi di una ragazza che in poco tempo vedrà crollare tutto il suo mondo e, con esso, le sue certezze e sicurezze.

Appena chiuso il libro la domanda sorge spontanea “Se l’è veramente cercata?”. Ovviamente la scrittrice ha voluto scegliere come protagonista una ragazza che non sembra essere del tutto innocente e che usa costantemente la propria bellezza per umiliare gli altri, quella bellezza che sembra essere stata la causa della sua rovina. Per questo motivo molti lettori sono arrivati perfino a odiarla e a giudicarla, forse anche troppo duramente, dimenticando che ogni storia ha più versioni che rappresentano molteplici verità.

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Il punto di vista di Book Raider

Ho sempre creduto che da ogni libro si potesse imparare qualcosa, che anche dai peggiori si riuscisse a estrapolare una qualche “legge di vita” che sarebbe entrata a far parte della nostra coscienza umana. Questo mio credo si è, invece, sfatato dopo aver letto questo libro.

Te la sei cercata è un romanzo nel quale viene narrato di un atto di abuso nei confronti di una ragazza incosciente di nome Emma. Nella maggior parte del libro, la scrittrice narra della sua reazione successiva, o meglio della sua non-reazione, che la porterà a una drastica e  insensata decisione finale. 

La violenza sulle donne è sempre stato un argomento a me assai caro e delicato; sarà per empatia femminile o intolleranza per le ingiustizie, rimane il fatto che secondo me una donna, o una ragazza, dovrebbe sempre riuscire a rialzarsi dopo aver subito questi atti. Da questo libro passa invece un messaggio che, per quanto più fedele alla realtà, non incita alla reazione.

Una donna diventa vittima solo se decide di arrendersi, perché per quanto duro sia da ammettere,  la figura dell’uomo prepotente farà sempre parte della nostra società, ma possiamo invece sradicare quella della donna  debole e oppressa.

 

(A cura di _Valeredazione)

 

Da quando ho incontrato Jessica – Il tabù

Il lettore politicamente scorretto
QUESTO ARTICOLO CONTIENE SPOILER

 

Il punto di vista di Book Raider

Perché gli argomenti di cui parla Da quando ho incontrato Jessica, di Andrew Norris, dovrebbero essere un tabù?

Tabù. Questa è la parola chiave con cui si potrebbe descrivere l’argomento di cui tratta maggiormente il libro, ma secondo me sono proprio questo genere di libri che una volta finiti ti lasceranno qualcosa dentro.

Troppo spesso si pensa che un libro che parla di suicidio istighi a quest’atto, ma è proprio il parlarne attraverso una storia così semplice e al tempo stesso efficace che può rendere questo atto un problema  reale e non solo una fantasia riportata dagli scrittori. Forse è proprio questo impatto con il reale significato di suicidio che rende coscienti  i protagonisti di questo libro e fa apprezzare loro la vita di tutti i giorni.

Per quanto semplice, non definirei questo libro banale perché nella sua naturalezza riesce a lasciarti un messaggio e ti sprona ad andare avanti anche quando le cose non sembrano andare come vorresti.

Per questi motivi ritengo che Da quando ho incontrato Jessica sia sicuramente un libro che vada letto ed apprezzato perché non solo si gradirà la storia raccontata al suo interno, ma una volta finito si guarderà con un occhio un po’ diverso le persone che ci stanno attorno.

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Il punto di vista di Soff e Miss Anny

Pochi mesi fa abbiamo letto Da quando ho incontrato Jessica scritto da Andrew Norris e sinceramente non ci ha appassionate più di tanti per vari motivi.

Abbiamo trovato negativa il fatto come l’autore abbia preso con leggerezza l’argomento del suicidio.  Secondo il nostro parere, questo tema andrebbe trattato con più cautela.

Inoltre, abbiamo trovato il registro linguistico molto basso, fin troppo, per ragazzi di 14 anni o più. lo consiglieremmo piuttosto a dei ragazzi di età inferiore ai 13 anni.

Infine, non abbiamo gradito tanto la differenza del tempo di narrazione. Per esempio: capitoli interi per raccontare un singolo giorno e, al contrario, poche pagine per narrare di mesi.

 

(A cura di _Valeredazione)

 

Città di carta – Il finale

Il lettore politicamente scorretto
QUESTO ARTICOLO CONTIENE SPOILER

 

Il punto di vista di JulieJane

Città di carta di John Green è un libro che mi è piaciuto molto sia per la scrittura abbastanza scorrevole sia perché lo scrittore ha interpretato molto bene il mondo di un adolescente che non ha nulla da perdere nell’inseguire ciò che ama. Questo libro, infatti, è incentrato sull’amore o, più che altro, quello che sembrerebbe amore tra il protagonista, Quentin, e Margo, una ragazza ribelle dallo spirito libero che ha una prospettiva particolare sul mondo e sulla sua città che definisce di carta per il suo essere fragile e in qualche modo falsa.

Quando Margo scompare, Quentin fa di tutto per ritrovarla e quando ci riesce, alla fine del libro, il ragazzo decide di lasciarla semplicemente andare poiché capisce che in realtà i due sono troppo diversi. Il finale per questo motivo non mi è assolutamente piaciuto. L’ho trovato addirittura incoerente con il messaggio che l’autore trasmette al lettore nello sviluppo della storia.

Penso che Quentin avrebbe dovuto rischiare e partire con lei. Con la sua scelta di rimanere Quentin decide di andare verso un futuro più sicuro di quello che, probabilmente, avrebbe avuto con Margo. Da ciò non posso che trarre la conclusione che Quentin non sia mai stato totalmente innamorato di lei perché, se lo fosse stato, avrebbe messo in dubbio tutto ciò in cui credeva e sarebbe andato sì, verso l’ignoto, ma al fianco della persona di cui non avrebbe potuto fare a meno.

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Il punto di vista di Lullaby

A me invece, stranamente, il finale di Città di carta mi ha convinta. Ho apprezzato davvero molto come l’autore abbia deciso di concludere questo libro così magico e insolito. Non so precisamente il motivo ma, a differenza di altri lettori, ho chiuso la copertina soddisfatta e felice. Può quasi sembrare un’ipocrisia, perché alla fine Quentin e Margo non si mettono insieme ma addirittura lei decide di non tornare a casa e i due si perdono di vista. Forse è proprio questo che mi è piaciuto: l’autore ti lascia la possibilità di sognare, inventarti cosa succederà, se si incontreranno di nuovo o come continuerà la vita di Margo. Solitamente non amo i finali aperti, ma in questo libro sono riuscita ad apprezzarlo.

La narrazione si basa sull’assidua ricerca di Margo, una giovane che improvvisamente scompare lasciando dietro di sé alcuni indizi. Per tutto il libro Quentin investiga, prova ad interpretare i segni e a scoprire dove si trova la ragazza. Se, alla fine, dopo essersi trovati, si fossero fidanzati, mi avrebbe dato troppo l’idea del classico finale “e vissero felici e contenti”. A parer mio sarebbe stato troppo lineare e scontato, cosa che un libro non dovrebbe mai essere. Forse è proprio questo che ci vuole dire l’autore: non tutto va sempre come si era progettato, le persone possono cambiare e a volte è meglio seguire anche le proprie passioni e restare con la famiglia nel posto in cui ami.

Forse Quentin non si era innamorato davvero di Margo, ma dell’idea di lei, del suo animo ribelle e unico. L’ha cercata per tutto il libro con la convinzione di star facendo la cosa giusta ma forse non era così. E non credo che questa esperienza sia stata inutile per Quentin, anzi, l’ha fatto maturare, ha portato un cambiamento alla sua vita e una svolta ribelle alla sua quotidianità.

 

(A cura di _Valeredazione)