Campi di fragole

Perché consiglieresti questo libro a un amico o a un'amica?
Essere liberi è davvero fare quello che si vuole?

È successo tutto all’improvviso, un momento prima Luciana era in pista a ballare e un minuto dopo in coma all’ospedale. Una semplice pasticca bianca è bastata per distruggere tutto.

Luciana non faceva uso abituale di droghe, non era una drogata; una sola decisione sbagliata le è costata cara.

Ma perché preoccuparsi? In fin dei conti, solo di tanto in tanto muore qualcuno… e se quel qualcuno invece fossi tu?

Campi di fragole, di Jordi Sierra I Fabra, è un libro che fa pensare e riflettere; non cerca di insegnarti una morale ma sarai tu per primo a estrapolarne una, dopo aver vissuto le stesse emozioni dei personaggi, aver provato la paura, l’angoscia, la speranza e la felicità.

Le storie di vari ragazzi si intrecciano in un romanzo intrigante, che racconta le vite di adolescenti ribelli e spensierati. Vale però la pena di ballare con la morte? Di rischiare solo per una serata o qualche ora di divertimento in più? C’è un limite a tutto, e i protagonisti, pagina dopo pagina, proveranno a ritrovarsi, ad aiutarsi per davvero, a sentirsi meno soli in mezzo a una folla di persone.

 
Articolo di Lullaby
(A cura di _Valeredazione)

 

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Niente

Perché consiglieresti questo libro a un amico o a un'amica?
Non c’è niente che abbia senso è tanto tempo che lo so. Perciò non vale la pena far niente, lo vedo solo adesso.

Qual è il senso? Chi, una volta nella vita, non si è posto questa domanda?

Pierre, un bambino qualunque, in un giorno qualunque, pronuncia queste parole e si arrampica su un susino sul quale resterà senza fare niente. A volte il gesto di una persona mette in dubbio tutta la vita degli altri, apre uno spiraglio, una possibilità.

I suoi compagni provano a farlo scendere, cercando di raccogliere degli oggetti che per loro valgono molto. Tuttavia col tempo lo stesso cercare di dimostrare che qualcosa abbia senso, diventa senza senso.

Quelle semplici parole che mettono in crisi la banda di giovani, li costringono a fare cose impensabili e assurde. I bambini iniziano a vendicarsi spinti da una regola vincolante e, senza la presenza degli adulti, si spingono sempre più in là, richiesta dopo richiesta. Ormai non è più divertente come l’inizio, c’è qualcosa di mostruoso nella loro tranquillità.

Questo libro è un pugno senza pietà, colpisce forte come le susine lanciate da Pierre e i sassi scagliati dai suoi compagni. Si potrebbe definire un romanzo al contrario, chi ha capito qualcosa sono i bambini, mentre gli adulti non riescono a vedere niente.

Le parole scavano dentro al lettore, lo mettono allo scoperto. Non puoi semplicemente leggere, sei costretto anche tu a porti delle domande, a diventare un personaggio.

Niente, della scrittrice Janne Teller, è un libro che non dà alcuna risposta, forse un motivo in più per leggerlo.

Articolo di Lullaby
(A cura di _Valeredazione)

parziale tondo

Leggere Ribelle incontra Beatrice Masini

Festival e dintorni
(articolo a cura di Valentina Ganassin e Elisa Fontana, fotografie di Stefano Santini)
Giovedì 6 febbraio, durante l’incontro del gruppo, i ragazzi di Leggere Ribelle hanno avuto l’onore e il piacere di incontrare Beatrice Masini: scrittrice, traduttrice ed editor (direttrice editoriale prima per Rizzoli, ora Bompiani).
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(Quanto riportato ed esposto sotto è tratto fedelmente dalla conversazione avvenuta il 6 febbraio 2020 tra Beatrice Masini e i ragazzi di LR considerando spontaneità ed estemporaneità un valore aggiunto).

Per prepararsi a questo grande giorno i giovani lettori ribelli hanno letto i suoi libri, discusso del suo lavoro, formulato domande e sono arrivati pronti ad ascoltare e interiorizzare ma non senza portare qualcosa di speciale anche loro. Durante l’incontro, i ragazzi hanno chiacchierato con l’autrice presentando spunti e osservazioni originali e interrogandosi sui particolari delle sue opere. I libri di cui si è parlato sono: Emma dell’Ermellino (suggerito addirittura da Bianca Pitzorno), Se è una bambina matita-di-legno-riga-nera-24650925, La trilogia delle ragazze (nello scaffale LR), Blu. Un’altra storia di Barbablù e il racconto Amore (tratto da Parole Fuori). Ma i ragazzi, nelle settimane precedenti, per avere una visione più ampia della bibliografia di Beatrice Masini, hanno letto anche Per amore delle parole. Vita e passioni di Virginia Woolf, Le amiche che vorresti e dove trovarle e Siate gentili con le mucche. Da questo attesissimo incontro sono scaturite storie, aneddoti, punti di vista, domande intelligenti e risposte profonde. Eccone alcune:

 

Maria Z. chiede: ne La trilogia delle ragazze ho notato che i tre racconti sono messi in ordine cronologico contrario rispetto a quando sono stati scritti, è stata una cosa voluta? Nel primo racconto si nota che lo stile è più complicato, mentre negli altri racconti è man mano più semplificato.

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Con Stefania Di Mella, editor Rizzoli, abbiamo voluto recuperare i miei due libri Giù la zip e L’estate gigante, che non erano più in vendita ma disponibili solo nelle biblioteche; poi abbiamo aggiunto il racconto lungo Bottoni, scritto molto dopo, per fare un trittico. Quindi i due libri sono stati recuperati e sono nuovamente disponibili insieme a un racconto che testimonia un altro modo di scrivere, variazioni sul tema e sui personaggi. Per quanto riguarda lo stile più complicato, il lettore deve essere sfidato da ciò che legge, deve trovare qualcosa che non si aspetta, anche una parola difficile, un’espressione curiosa, dei punti di vista che cambiano. Invece, lo scrittore ha il compito di dire qualcosa che gli altri non dicono, in un modo che gli altri non fanno.

Giulia chiede: ho notato che nella trilogia c’è una visione un po’ pessimistica dell’amore, è solo una mia impressione o è proprio il significato che ha voluto dare?

Nella trilogia ho voluto donare una visione esterna e lucida dell’amore. La protagonista di Bottoni non sa ancora cos’è l’amore, prende le misure, ma sa che è un terreno pericoloso. In generale, anche guardandoci intorno, vediamo che stare dentro un amore non sempre è facile, quindi a volte è normale che non funzioni. A controbilanciare c’è la coppia dei nonni che sono ancora insieme. In particolare, lui è molto paziente, talmente paziente da portarla a fare una vacanza nonostante lei si muova a fatica e faccia cose strane. Secondo me ci sono tante forme di affetto, di amore e di legame e io ho deciso di metterle in vetrina, ma non è che sia una mia visione del mondo, è lucidità.

Valentina chiede: sempre ricollegandosi al discorso dell’amore, sembra che nell’amore adolescenziale ci sia una mancanza di comunicazione. Anche nel racconto Amore, la sola parola ‘ciao’ è l’inizio e la fine di tutto, quindi nella sua visione dell’amore adolescenziale c’è proprio questa mancanza di comunicazione?

È un’analisi molto sottile, questa. In realtà io non ho delle visioni del mondo che tento di far passare attraverso le storie che racconto, semmai viceversa: sono le storie che racconto che fatalmente portano con sé delle sensazioni, delle impressioni. La visione del mondo che viene trattata è soprattutto quella dei miei personaggi. Chi scrive deve mantenere la distanza tra sé e quello che sta scrivendo… anche se stai scrivendo di materiali emotivamente importanti per te. Bisogna avere la consapevolezza IMG_5585che si sta raccontando una storia, non importa poi se, magari, gli elementi sono reali o emotivi, bisogna sempre avere uno sguardo da scrittore e stare a distanza. Sono i personaggi che si comportano in un certo modo e talvolta non è neanche detto che mi piaccia come si comportano, perché non si può sempre scrivere di personaggi che ci piacciono o che vorremmo conoscere, anzi spesso è più interessante raccontare di qualcuno che ci sta antipatico!

Maria M. chiede: perché nel racconto e nella trilogia non parla della vita di tutti i giorni ma di piccole parentesi come vacanze o viaggi, di emozioni istantanee?

In realtà, credo sia bello essere sempre vigili e cogliere la parte interessante ed emozionante di ogni giorno. Succede di tutto in ogni momento. A me, forse, piace di più cercare queste situazioni un po’ strane, eccezionali che scatenano dentro di noi qualcosa di diverso.

Marta S. chiede: nel primo racconto della trilogia, perché due ragazzi dovrebbero innamorarsi senza dirsi niente?

Perché a volte succede. Non credo che ogni intesa passi attraverso tante parole. Ci sono vari aspetti dei legami con le persone che non hanno a che fare con la comunicazione verbale, come gli sguardi, la pelle, il calore. Qui non volevo raccontare una storia adolescenziale tipica in cui magari si è compagni da sempre e poi si scopre che c’è qualcosa di più della semplice amicizia. Volevo raccontare, per certi versi, qualcosa di adulto.

Maria Z. fa un’osservazione: i racconti parlano di tre storie diverse ma a me è sembrato che ci fosse una tematica in comune, quella di vivere il momento.

Mi piace questa osservazione, perché è una cosa in cui credo molto ma non so se sono stata in grado di realizzare. Non bisogna pensare sempre alle grandi prospettive, c’è anche il presente. Bisogna guardarsi intorno ed essere concentrati nel fare tutto quello che si deve fare.

Sofia St. chiede: Se è una bambina è il libro che mi è piaciuto di più tra i suoi che ho letto. È stato bello pensare che la bambina e la madre, nonostante non si potessero vedere direttamente, sentissero di poterci essere l’una per l’altra. Nella lettura mi sono immedesimata di più nella figura della bambina, lei in che figura si è immedesimata di più?

Sicuramente anche io in quella della bambina. Questo libro parte da storie di famiglia. Mia mamma è stata mandata in collegio dopo aver perso i suoi genitori. Quando io e mio fratello eravamo piccoli ogni tanto ci raccontava di questo suo pezzo di vita, delle bombe, delle difficoltà, anche se in collegio era comunque circondata da affetti, poiché era stato fatto apposta per i bambini orfani a causa della guerra. Era stato abbastanza duro per una bambina cambiare vita da un IMG_5577giorno all’altro. A un certo punto, all’improvviso, ha smesso di raccontare. Non so bene perché un giorno ho cominciato a scrivere Se è una bambina, senza punteggiatura, perché volevo esprimere questi pensieri incontrollati attribuibili a un bambino. Poi è sbucata anche la voce della madre, anche per dare una sorta di respiro al lettore dal flusso di coscienza. Questo è forse il libro più personale che ho scritto, anche se prima ho detto che uno scrittore deve mantenersi distaccato. Evidentemente fin da piccola ho provato a immedesimarmi, chiedendomi che cosa avrei provato se fossi stata nella stessa situazione di mia madre; che è il passo dello scrittore per cominciare a scrivere: entrare nella voce di un’altra persona e darle carne.

Giuliana chiede: la scelta del flusso di coscienza è stata accolta bene dall’editore?

All’editore piaceva l’idea, però forse Se è una bambina non è un libro per bambini ma per adulti e l’editore non ha messo a fuoco questo punto di vista. Quindi l’ha pubblicato quasi provocatoriamente riconoscendo una sorta di innovazione e originalità rispetto ad altre scritture.

Anna interviene: ho un’osservazione, più che una domanda. Mi ha incuriosito molto com’è vista la morte in Se è una bambina, infatti la madre, che muore, si trova appesa in un armadio e in qualche modo deve cercare di slegarsi dalla sua vita precedente. Ho notato che lei deve fare i conti anche con alcuni rimpianti della sua vita: il fatto di essersi circondata di persone con cui si trovava bene ma non del tutto, avrebbe potuto fare delle scelte migliori. Come ha fatto a staccarsi da questi rimpianti e in qualche modo ad andare avanti?

Cercando di figurarsi come potesse essere perdere la mamma, mi sono chiesta che amarezza debba provare un adulto che non c’è più e lascia un lavoro fatto a metà, dovendo lasciare qualcuno a lui caro alle cure di qualcun altro. Per questo sono entrata nella testa della mamma, anche facendomi io stessa delle domande come madre, talvolta. Volevo assumere tutti e due i punti di vista, che è stata una sfida, perché non sai mai dove arrivi. Tante volte nel processo di scrittura cominci ma non sai a che punto arriverai: lo stile cambia, la storia cambia, i personaggi cambiano, e devi assecondarli, più che guidarli, perché tante volte devi stare a un passo tutto loro.

Maria M. chiede: riguardo allo stile della scrittura, la mancanza di punteggiatura è stata adottata per il flusso di pensieri o per costringere il lettore a rimanere attento?

È per seguire i pensieri della bambina, o meglio il disordine dei suoi pensieri. Che poi obblighi il lettore a stare molto attento è vero, se poi si tratta di un ragazzino ed è la prima volta che si trova davanti a una pagina di questo tipo, può succedere qualcosa di nuovo.

Sempre Maria M.  fa un’osservazione: nel suo primo libro, Emma dell’ermellino, la bambina parla alla madre morta attraverso una fotografia e le parole che la bambina usava sono molto simili a come parla la bambina in Se è una bambina ma con delle differenze rispetto a come sono esposte.

Non ci avevo mai fatto caso, ma è vero e appartengono alla stessa zona temporale.

Valentina chiede: come vede la figura femminile nei suoi romanzi dato che di fatto IMG_5576 (3)le protagoniste sono tutte donne?

Non sono tutte donne, qualche personaggio maschile c’è. Però effettivamente ci sono tante donne e spero che siano tutte diverse, che siano indipendenti, che sbaglino ma siano capaci poi di rimettersi in piedi. In media sono delle protagoniste molto sensibili, che soffrono molto, ma la sensibilità è la chiave per uno sguardo sulla realtà molto più attento agli altri, a se stessi, ai danni e alle riparazioni che si possono fare. Non è un caso che in realtà molte siano esistite veramente: a me piacciono le riscritture, come quella su Virginia Woolf, Saffo, Emily Dickinson. Sono una sorta di patrimonio comune che possiamo raccontare in modo diverso dando loro un’anima diversa.

Anna chiede: la fiaba “Blu” mi è piaciuta tantissimo. Avevo già letto questa fiaba quand’ero piccola ma non mi ero mai immaginata un finale diverso. Alla fine, la decisione che lei ha fatto prendere alla protagonista è coraggiosa perché Barbablù avrebbe potuto uccidere di nuovo, quindi volevo sapere cosa fosse scattato quando lei ha letto il racconto e il finale.

Non avrei mai fatto una riscrittura con le coordinate della fiaba originale. Nella versione dei Grimm lei rischia moltissimo e viene salvata in extremis perché arrivano i suoi fratelli, ma comunque lei è passiva per tutta la storia, anzi sembra quasi che la colpa sia sua. È una fiaba tremenda anche per gli standard dei fratelli Grimm. Nella mia versione ho voluto darle un carattere e una personalità; oltre che dare un nome e un passato a tutte le mogli, che nella storia originale rimangono fantasmi anonimi.

Sara chiede: com’è tradurre un autore così importante e famoso come Aidan Chambers e cosa si prova a sapere che vuole essere tradotto solo da lei?

Quando nel testo di partenza c’è una voce molto forte e caratteristica viene meglio anche la scrittura. A un certo punto arriva in casa editrice una copia in lingua di Cartoline dalla terra di nessuno, anche se noi non eravamo l’Editore di Aidan Chambers, questo perché l’Editore precedente non voleva andare avanti a pubblicare i libri di Chambers. Allora, non solo abbiamo pubblicato quello ma abbiamo anche ripreso gli altri libri di Chambers. È bello che per un singolo autore ci sia una sola voce a tradurre, anche perché così l’autore comunica sempre con la stessa persona.

Sofia St. chiede: come direttrice editoriale ci sono certe tematiche che preferisce non pubblicare?

Tendenzialmente no. Preferisco pubblicare dei libri che non seguono dei filoni, ad esempio una tematica che “va di moda” leggere adesso, automaticamente non mi interessa, perché preferisco andare a cercare qualcosa che non c’è ancora. Al momento mi occupo di una casa editrice letteraria, quindi molte cose medio-basse le scartiamo in partenza perché non vanno bene per il marchio. Invece, per quanto riguarda la letteratura per ragazzi, dipende non tanto dal tema ma nel modo in cui viene trattato.

Tutto il gruppo infine chiede: che libro ci consiglia da inserire nello scaffale Leggere Ribelle?

L’autore è Kevin Brooks, parliamo del suo primo romanzo, Martyn Pig (2002). Si tratta del nome e cognome del protagonista. La mamma è andata via di casa perché c’è questo padre orrendo, alcolista, violento, e lui a 14 anni cerca di sopravvivere a questa situazione. È un ragazzo molto consapevole di essere schiacciato dal padre. Avviene una rissa in casa a causa di una somma di denaro e il padre muore per un incidente. Martyn entra in crisi, perché non sa cosa fare del corpo, né della somma di denaro. La soluzione più semplice è prendersi i soldi e scappare, ma è quella giusta?

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Poi è Beatrice Masini a chiedere ai ragazzi cosa si aspettano da un libro per adolescenti… ma la risposta che i lettori ribelli hanno dato non la riportiamo qui, perché avrà ampio spazio in un altro articolo speciale!

L’incontro finisce. C’è silenzio e poi l’applauso. I lettori ribelli hanno ascoltato attentamente e assorbito il più possibile. Vogliono trarre il massimo da ciò che hanno appena sperimento. Dialogare e discutere con una grande direttrice editoriale e autrice italiana che ha donato il suo tempo per parlare con loro e raccontare la sua esperienza, come scrittrice ma anche come traduttrice ed editor.

I ragazzi di Leggere Ribelle ringraziano di cuore Beatrice Masini per quest’opportunità e tornano a casa arricchiti di parole, storie ed emozioni.

Elisa Fontana & Valentina Ganassin

parziale tondo

UN NATALE RIBELLE!

Perché consiglieresti questo libro a un amico o a un'amica?

Le lettrici e i lettori ribelli vi augurano un libroso Natale 2019 e vi ringraziano per averli seguiti e per aver letto i loro articoli!

Ecco i suggerimenti che i ragazzi vi portano per delle vacanze all’insegna della lettura:

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LISTA DI NATALE:

  • Speak. Graphic novelAnderson Laurie Halse  –> suggerito da Zag
  • Innamorarsi di April – Burgess Melvin –> suggerito da L’educ-attrice
  • L’ombra del gattopardo – Festa Giuseppe –> suggerito da Dory018
  • Berlin – Geda Fabio/Magnone Marco –> suggerito da Dr. Pazzorf
  • L’albero delle bugieHardinge Frances –> suggerito da Soff
  • AFK – Keller Alice –> suggerito da marty05
  • Trilogia delle ragazze – Masini Beatrice –> suggerito da Shadow
  • Cécile. Il futuro è per tutti – Murail Marie-Aude –> suggerito da Sunflower
  • Clorofilla dal cielo blu – Pitzorno Bianca –> suggerito da Topo da biblioteca 
  • Il mio inverno a zerolandia – Predicatori Paola –> suggerito da Lullaby

 

(A cura di _Valeredazione)

parziale tondo

Bianca

Festival e dintorni, Perché consiglieresti questo libro a un amico o a un'amica?
“Io sto zitta. Non c’è spazio per il mio rumore”

Bianca è il titolo di un breve libro, di soli 60 capitoli, che con poche parole e molti silenzi riesce a raccontarci una storia unica.

Questa storia è raccontata da Bart Moeyaert, scrittore belga nato a Bruges, nel 1964. Ha scritto il primo libro all’età di 19 anni e, da allora, la sua penna non si è più fermata. Si è specializzato nella letteratura per ragazzi, ma ha scritto anche libri per adulti. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti, compreso l’Astrid Lindgren Memorial Award alla carriera nel 2019.

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Dopo averlo incontrato a Milano, abbiamo letto il suo libro Bianca, che racconta una storia semplice ma dal significato profondo. La protagonista è una ragazzina di 13 anni che sta affrontando la separazione dei genitori e vive con la madre e il fratellino affetto da una patologia al cuore. Proprio per questo motivo, tutte le attenzioni sono rivolte verso di lui e Bianca non si sente capita. Ad aiutarla è il suo rifugio segreto dove disegna per ore, riuscendo a non pensare a ciò che la fa stare male. Un pomeriggio, però, le cose cambiano e la visita di una persona speciale la fa ravvedere e riflettere sul significato della parola scusa. Concetto, al giorno d’oggi, privato del suo valore e usato a sproposito.

L’intero libro è un viaggio introspettivo nella mente della protagonista e più in generale dentro quella di un qualsiasi adolescente, perché in fondo tutti almeno una volta ci siamo trovati ad affrontare un problema da soli. La soluzione è dentro di noi e, anche se è ben nascosta, c’è sempre qualcuno pronto ad aiutarci a portarla allo scoperto.

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Bianca viene definita intrattabile finché persino lei si convince di esserlo. La ragazzina si sente l’inizio, la causa e il problema; ma in realtà anche non provare a capire qualcuno è un modo di trattare una persona. Sua madre, infatti, non riesce a vederla per come è, allontanata dalla scontrosità e dalla riservatezza. Spesso Bianca si domanda: “Cosa ci faccio qui? Niente ha un senso”. È come un pittore che non riesce a trovare la tela giusta per dipingere e quindi la lascia semplicemente vuota.

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Di questo libro abbiamo apprezzato non solo la trama, ma anche la scrittura di Bart Moeyaert: precisa, chirurgica. Le parole sono dirette come la punta di un dardo e potenti come un nugolo di frecce. Nel libro i silenzi sono importanti quanto le parole, resi da spazi bianchi che permettono ai lettori di respirare e riflettere. L’autore li inserisce come forma di rispetto e fiducia verso chi legge. Durante la lettura ognuno acquista il ritmo del libro, ne segue il respiro. Il lettore viene coinvolto nonostante non ci siano particolari colpi di scena, ma semplicemente il racconto di un normale pomeriggio estivo di una ragazzina.

Ma forse la magia che Moeyaert è riuscito a creare è proprio questa: parlare della quotidianità rendendola straordinaria.

Articolo di Soff, Lullaby, Zag e JulieJane
(A cura di _Valeredazione)

parziale tondo

 

Anime scalze – Il concetto della realtà

Il lettore politicamente scorretto
Il punto di vista di Lullaby

La vita è come una matassa, un gomitolo di anime intricate fra loro: più una tira per allontanarsi, più un’altra si avvicina.

Ercole è un ragazzo di 15 anni, con un nome forte e sicuro, una vita forse un po’ meno. Un padre poco presente, una mamma scomparsa, i primi amori… forse a causa di tutto ciò Ercole è costretto a crescere da solo, affrontare i propri mostri nascosti nelle crepe dei muri e diventare grande.

Perché a volte gli adulti sono confusi, non sanno sempre decidere cos’è meglio per loro è per gli altri, e passano questa confusione ai figli. È a questo punto che interviene Ercole, dando qualche colpo alla sua palla da biliardo per vedere dove questa lo conduce.

Fabio Geda, in Anime scalze, ha una scrittura coinvolgente e usa le parole solo quando ha davvero qualcosa da dire, proprio come Ercole. Scrive in un modo nudo e crudo, ma ogni tanto ci sono delle frasi più dolci, delle perle di miele, che ti obbligano a fermare un attimo gli occhi prima di riprendere vorace la lettura.

Questo libro ti racconta semplicemente le cose così come sono, senza giri di parole di cui non c’è bisogno. Non è un mondo perfetto, ma è un mondo reale: le persone non sono bianche vesti immacolate; sono abiti cuciti, rattoppati, strappati e ricamati.

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Il punto di vista di Book Raider

Anime Scalze, di Fabio Geda, mi pare un libro quasi inappropriato da quanto è fedele alla realtà, anche se allo stesso tempo sembri la voglia mutilare.

I personaggi appaiono vivi eppure vengono collocati in un insieme di vicende che tolgono loro la fedeltà al reale. E’ difficile creare empatia con essi. Ogni cosa, che il giovane protagonista Ercole prova a fare, finisce sempre per rivelarsi la decisione sbagliata e questo, come un tornado, rovina le vite delle persone che gli sono attorno.

Oltre al personaggio, non ho apprezzato molto la scelta della storia. Nella prima parte il libro è molto lento e solo verso la fine comincia un avvicendarsi di eventi che sconvolgono completamente la narrazione, senza dare una reale spiegazione ai fatti accaduti. Inoltre gli eventi, agli occhi di un adolescente, sembrano troppo assurdi e forse per questo è difficile immedesimarsi nel personaggio.

Per quanto nell’insieme la storia non mi abbia rapita, lasciandomi imprigionata nelle lettere della pagina; la scrittura è ottima e molto scorrevole e forse grazie a questo sono riuscita a terminare il libro, rimanendo però sempre molto distaccata.

(A cura di _Valeredazione)

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